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La più amata

Teresa Ciabatti, Libri Mondadori

“In questo modo, mai in tragedia, si risolvono tutti gli eventi della mia infanzia e della prima adolescenza. Come protetta da un mantello che rende invisibili, non ci sono conseguenze per me, sempre salva. Sto per cadere, cado, perdo l’equilibrio, agito le braccia, trattengo il respiro, adesso cado. Non cado”.

Ho acquistato questo libro per svariati motivi. Innanzitutto, il titolo La più amata. Teresa vive un’infanzia bellissima, adorata dal padre che la innalza su un piedistallo. E’ stato un déjàvu: sono trentaquattro anni che in famiglia combatto una battaglia, aspra e dolente, per convincere mio fratello che la cocca di papà sono io ma lui non si arrende. In secondo luogo, la vicenda del premio Strega 2017: l’autrice entra nella cinquina dei finalisti, sembra sarà lei la vincitrice e invece trionfa Cognetti con Le Otto Montagne. E poi una donna scrittrice. Altro da aggiungere?

Mentre lo leggevo, al mare, sotto l’ombrellone, durante i caldi fine settimana di luglio, pensavo “è proprio come lo immaginavo”. Teresa vive all’interno di una campana dorata, erede di una famiglia ricchissima, viziata ed apparentemente serena. Ora però si intravede una donna complessa, forse incompiuta, che ancora si interroga sul perché è diventata questo tipo di adulto. 

Ciò che colpisce è la facilità con cui l’autrice si mette a nudo, racconta le sue debolezze e quelle della sua famiglia, descrive con precisione – e posso immaginare quanto cara le sarà costata – la controversa figura paterna: da noto chirurgo apprezzato e stimato in tutta Orbetello ad affiliato della massoneria, in particolare alla Loggia P2, vicino a figure poco chiare e scomode della nostra storia come Licio Gelli.

La Ciabatti è schietta, diretta, stupisce il lettore e ci lascia a bocca aperta. Quasi una sorta di stream of consciousness alla Virginia Woolf. E’ come se l’autrice regalasse a chi legge tutto ciò che in quel momento le stia passando per la testa. E noi siamo travolti e soggiogati da questo delirio interiore, affascinati da questo monologo che quasi non ci fa respirare e che dà voce ad emozioni, ricordi, sensazioni, struggimenti e ci permette, anche soltanto per pochi secondi, di entrare nella testa della piccola Teresa. 

Io ve lo dico: se non comprate questo libro, la vostra Biblioteca sarà un po’ meno splendida ed efficiente.

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