Prima Classe
Michel Déon
Edizioni E/O
“Concannon combinò l’incontro. A pranzo, mentre la Queen Mary riprendeva il mare, Arthur si ritrovò a tavola con Getulio e le due giovani”
Michel Déon, parigino, visse dal 1927 al 1933 nel Principato di Monaco, dove il padre lavorava come direttore dei servizi di sicurezza. Respirò l’aria di un ambiente cosmopolita e pittoresco, conducendo un’esistenza agiata e incontrando personaggi dalla vita avventurosa. Probabilmente è da qui che prende forma la trama del romanzo Prima Classe: Arthur, parigino anche lui e di famiglia modesta e dignitosa, si imbarca sulla Queen Mary, direzione Boston, dove ha vinto la borsa di studio di una prestigiosa Università.
A sorpresa la mamma, da sempre piena di bei progetti per il figlio, gli regala un biglietto di prima classe, sperando che Arthur riesca così a entrare nel mondo, nel cosiddetto “giardino dei grandi” nonostante abbia con sé un unico vestito, seppur decoroso, ma liso e la valigia appartenuta al padre durante la guerra. Ora, su una nave che va in America si può incontrare davvero chiunque, ma se si ha un biglietto di prima classe la selezione si fa più severa e allora ecco apparire il professore universitario, guarda caso proprio dell’Ateneo a cui Arthur è iscritto, il consigliere del presidente degli Stati Uniti che, prima di tutti – madre a parte, si intende – comprende le capacità del giovane francese e lo accoglie con fare quasi paterno, e l’insolito terzetto composto da Getulio scavezzacollo e incallito giocatore d’azzardo, sua sorella Augusta socialité brasiliana di gran classe ed Elizabeth, rampolla newyorkese anticonformista.
Questo romanzo ci regala la ricostruzione esauriente di una parte della società americana degli anni Cinquanta, da poco uscita dalla guerra, che guarda ammirata alla cultura e alla tradizione europea. Un affresco del bel mondo, che è perfettamente rappresentato dal terzetto la cui amicizia segnerà Arthur per tutta la vita: Getulio, Augusta ed Elizabeth sono belli, ricchi e sfrontati, a tratti arroganti, esattamente l’opposto del giovane francese in cerca di un riscatto sociale. È il trionfo della (bella) vita, del caviale e dei flûte di champagne, dei balli di fine anno, della New York bene e dei cottage privati, di quella prima classe tanto ben simboleggiata dalla copertina del libro: una donna elegante, altera, che sul ponte della nave guarda l’orizzonte senza degnare di uno sguardo chi la ritrae. La conoscenza del bel mondo porterà Arthur a incontrare non soltanto figure positive, ma anche personaggi ambigui e opportunisti come si rivelerà fin da subito e per tutto il corso del romanzo il prepotente Getulio.
È un libro che si legge con molta semplicità, più le pagine scorrono e più riesce a far aumentare la curiosità del lettore, con un linguaggio scorrevole e accattivante. La borghesia newyorkese che vive accanto al nascente maccartismo e alla beat generation, i saloni bene di Manhattan insieme ai bilocali del Greenwich Village, i treni della “gente comune” e il jet privato di Getulio: tutto questo ci fa sognare e, una volta terminato il libro, anche pensare che sarebbe stato bello viaggiare sulla Queen Mary, sbarcare a New York e uscire a Manhattan con Getulio, Augusta ed Elizabeth.