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Cose che nessuno sa

Alessandro D’Avenia

Oscar Mondadori

“Devi amare quello che fai. Ogni dolce ha la sua storia: la persona per cui lo prepari, i sentimenti che provi mentre lo prepari… ogni cosa entra nelle mani e mentre impasti pensi con le mani, ami con le mani e crei con le mani”

Quando leggo Alessandro D’Avenia sottolineo le frasi più belle, o forse non le più belle, quelle che mi colpiscono maggiormente. Dopo L’arte di essere fragili, tributo a Giacomo Leopardi, nonché mio poeta preferito, e Ogni storia è una storia d’amore, mio zio decide di regalarmi per il compleanno questo libro. E anche questa volta, lo scrittore non delude e io continuo a sottolineare.

Perché in fondo, chi di noi conosce tutto? La vita è piena di misteri, alcuni piacevoli altri un po’ meno, e spesso affrontare gli interrogativi che ci poniamo, anche contro il parere di chi ci circonda e magari ci ama, è importante e ci aiuta a crescere. Un po’ come Margherita, 14enne protagonista che, novella Telemaco, tra le onde burrascose dell’adolescenza parte alla ricerca del padre, fedifrago come Ulisse, mentre la madre a stento riesce a mostrare la forza di una moderna Penelope.

Figura centrale del romanzo è la nonna Teresa, anziana signora dolce e saggia allo stesso, che trascorre il suo tempo in cucina preparando dolci. Sarà lei a indirizzare Margherita nei momenti più difficili del suo primo anno da liceale dove si trova a dover gestire le invidie delle compagne di classe, un rapporto non sempre facile con un professore di lettere tanto appassionato del proprio lavoro quanto confuso sul resto della vita e alla continua ricerca di sé stesso, una nuova conoscenza, quella di Giulio, che capitolo per capitolo diventerà fondamentale per il suo percorso, e l’amicizia di Marta, la compagna di banco solare e piena di entusiasmo come la sua allegra e numerosa famiglia.

Margherita non lo sa, ma è proprio grazie a questo doloroso e altalenante smarrimento che, a poco a poco, si trasformerà in una donna. E allora potrà guardare il mare davanti a sé, sempre paziente, costante punto di riferimento per i cicli della vita che si susseguono incessanti.

“Margherita sente il cuore battere, sistole diastole sistole diastole sistole diastole, come accade quando qualcuno ti abbraccia. La gioia di vivere la invade. Batte forte, potente, simile alla risacca, nel ritmo antico e sacro delle cose del mondo che ripetono l’incessante e silenziosa eco che la vita come una conchiglia porta nel suo grembo”

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