Storia di Milo, il gatto che non sapeva saltare
Costanza Rizzacasa D’Orsogna, Guanda Editore
“Lui non sapeva di chiamarsi Milo. Credeva di chiamarsi Amore”.
Confesso di aver sempre voluto un gatto. Così, quando per il compleanno, mi hanno regalato questo libro non vedevo l’ora di leggerlo. Ma più per il gatto che per il testo. Poi l’ho aperto ed ho capito perché mio zio avesse deciso di comperarmelo e soprattutto come le storie dei nostri animali possano essere simili a quelle di ognuno di noi.
Milo non è soltanto un dolce gattino nero che scampa a un nubifragio meneghino e si ritrova a Roma, dove una mamma umana si prende cura di lui. E’ anche (e in primo luogo) un cucciolo disabile, affetto da ipoplasia cerebellare, che gli causa scarsa coordinazione e problemi a correre e saltare.
La storia di Milo, positiva e ottimista, ci insegna ad accettare la diversità umana. E’ una favola morale: un gattino nero, traballante e disabile che supera il pregiudizio ed impara a vivere sereno.
Una metafora. Come quando – ha raccontato durante un’intervista l’autrice, la scrittrice e giornalista del Corriere della Sera, Costanza Rizzacasa d’Orsogna – un bambino, dopo aver ascoltato la storia di Milo, le si è avvicinato dicendole: “Milo mi ricorda mio nonno. Nel 1938 gli fu impedito di entrare a scuola perché di religione ebraica”.
Ma Milo è qui, tenerrimo e solare.
Antonella
Storia deliziosa!
E’ una metafora della vita quotidiana che ci insegna a guardare oltre le apparenze.
Ottima lettura anche per i bambini, per sensibilizzarli fin da piccoli a queste tematiche.
Antonella
Lavanda a Colazione
Cara Antonella,
grazie per le tue osservazioni.
E’ come dici tu. Milo è un dolce gattino, ma potrebbe essere anche un nostro amico o parente. Ecco perché è importante farlo leggere ai più piccoli, perché insegna ad accettare le diversità senza pregiudizi 😉
Fabio
Complimenti alla blogger, spunto di lettura interessante che sembrerebbe leggera , se però si ha voglia di riflettere e approfondire i pensieri si migliora le proprie sensibilità . Avanti così .
Lavanda a Colazione
Ciao Fabio, innanzitutto grazie per il tuo commento. È come dici tu, la storia di Milo è una metafora della vita ed allena la nostra sensibilità. Ecco perché ho deciso di raccontarla 😉